Sono Mirella, la mia famiglia è composta da me, mio marito e due figli. Lavoriamo entrambi e la nostra vita è fatta di mille impegni.Se devo essere sincera la mia vita è cambiata da quando faccio volontariato alla Caritas di San Giuseppe Moscati.
Quest'esperienza mi ha dato tanto e le persone che ne fanno parte sono speciali e li stimo.Con loro mi sento realizzata anche se a volte vorrei riuscire ad aprirmi un pò di più, ad esprimere maggiormente il mio vissuto.
Qui ho la possibilità di aiutare persone che sono meno fortunate di me e, a loro volta, inaspettatamente, mi aiutano ad affrontare la mia settimana lavorativa, attendendo con ansia che arrivi il lunedì per poter essere di aiuto al prossimo.
Ringrazio in modo speciale Nuccia che mi ha dato la possibilità di essere inserita in questa grande famiglia e poi tutti coloro che ne fanno parte.
E' un'esperienza che auguro a tutti di fare perchè mi ha aiutata tanto a crescere positivamente.
Mi chiamo Nuccia e da diversi anni faccio parte della"famiglia caritas."
Io "lavoro" con il gruppo che si occupa della distribuzione di alimenti e vestiario. Descrivere la mia esperienza in questa piccola comunità non è facile ma ci proverò. Per me è stata ed è un'esperienza molto costrttiva e appagante. E' qui che ho imparato veramente che gli altri siamo noi. Quelli che noi descriviamo come "stranieri" in realtà non siamo che noi visti dall'altra parte. Non sappiamo, infatti, se qualche giorno noi saremo costretti a comportarci come loro. I momenti di difficoltà li abbiamo tutti, prima o poi.
Tante persone mi chiedono chi me lo fa fare a "perdere" il mio tempo con loro e chi mi paga per questo lavoro. Rispondo semplicemente: Il mio tempo non è perso e il mio compenso me lo da Nostro Signore!
Grazie Caritas!
Nella nostra parrocchia San
Giuseppe in Taurianova, il giorno 11
Ottobre 2011, Ninetto ed Enza hanno festeggiato il loro 25° anniversario
di matrimonio.
La comunità parrocchiale, che Padre Alessandro riunisce quotidianamente ed in particolar modo in
occasione di eventi religiosi, ed importanti festività, si è stretta attorno ai due sposi che,
assieme alla figlia Maria Pia, hanno voluto rendere la cerimonia un'occasione
di incontro e di compartecipazione con tutti i parrocchiani.
La cerimonia celebrata dal Parroco, coadiuvato da Don Marco La Rosa, sacerdote
di recente ordinazione, ha toccato momenti di grande commozione fra tutti i
presenti per il significato che, a dispetto delle moderne concezioni, un
matrimonio religioso riesce ancora a suscitare.
Rinnovare il proprio “si” con lo stesso entusiasmo del primo giorno
induce a sperare che certi valori siano ancora ben radicati nel nostro territorio.
Il piccolo "Coro delle Otto" ha sottolineato i momenti più significativi della
funzione religiosa con canti e musiche molto coinvolgenti, specialmente nei
momenti più belli della Messa, ovvero l'Offertorio e la celebrazione Eucaristica.
A funzione ultimata, tutti i partecipanti si sono avvicinati agli sposi per
porgere i loro auguri con abbracci e
baci che molti scatti fotografici sono riusciti ad immortalare.. Il nipote
Giuseppe era tra i più attivi nell'inquadrare i vari gruppi che si sono
avvicendati sull'altare per festeggiare gli sposi.
Per ultimo, occorre dire, che Enza, la quale da anni con abnegazione e
competenza, accoglie presso la Sede
della Caritas “San Giuseppe Moscati” molti anziani per un momento di socialità
e di preghiera, ha organizzato una festa
riuscitissima sia per la numerosa partecipazione di molti gruppi parrocchiali,
sia per il buffet, dove torte e dolci di ogni tipo, preparati da mani sapienti,
hanno fatto la loro comparsa.
Spumante a volontà e allegria per tutti. Auguri agli sposi!
Mi chiamo Gabriella, sono una dei responsabili del gruppo indumenti della caritas "San Giuseppe Moscati".
Sono entrata a farne parte per caso, nell'ottobre del 2000, realizzando così il sogno che avevo sin dall'età adolescenziale.
Sono a contatto il lunedì con persone emigrate da paesi poveri e arrivati da noi in cerca di fortuna, accontentandosi di un misero lavoro. Molti di loro vivono in condizioni disagiate,in case abbandonate dove molto spesso manca anche la corrente elettrica, non hanno quel che per noi tutti è scontato, una cucina per cucinare un pasto caldo (soprattutto d'inverno), non hanno riscaldamenti o addirittura alcuni dormono sulle reti, perchè non hanno un materasso dove sdraiarsi comodamente.
Ma,nonostante i loro disagi e a volte qualche difficoltà per noi (perchè non sempre riusciamo a soddisfare tutte le loro necessità), non manca sul loro volto il sorriso e sulle loro labbra un tenero e dolce : "Grazie! "
La loro umiltà e la loro semplicità mi hanno insegnato che nella vita bisogna sempre esser felici di quel che si ha perchè ciò che a noi sembra poco per loro corrisponde al molto.
Avrei voluto aggiungere qualcos'altro ma, è come se avessi dentro di me tutto un discorso, con le parole ingarbugliate tra di loro, perchè non è facile esprimere con quanta gioia e quanto amore mi dedico a loro.
lunedì 26 settembre 2011
Carissimi, vi invito alla lettura di questo interessante articolo pubblicato ieri su Repubblica. E' un "interessante" invito alla riflessione....
Il gruppo anziani della Caritas "San Giuseppe Moscati"
di Taurianova, Parrocchia San Giuseppe, si riunisce il Martedi’ di ogni settimana. Gli incontri iniziano i primi giorni del mese di ottobre e terminano alla fine di Maggio o spesso ai primi di Giugno con un incontro d’insieme. Il gruppo e’ ben amalgamato e ben organizzato; i volontari che vi aderiscono sono dediti, attenti e e amorosi nei riguardi di ognuno.Sono felice di essere responsabile del gruppo anziani. Sono loro che ti danno la possibilita’di instaurare un reciprocorapporto di dialogo e di grande affetto sincero.Oltre alle tante attività ricreative che portiamo avanti, merita un piccolo elogio il grande ( per noi ) lavoro svolto in sede con i nostri anziani e cioè una raccolta di detti e proverbi calabresi, la maggior parte dei qualiraccontati da loro. Mi sono accorta del patrimonio di ricordi di cui loro sono gelosi custodi e che, con entusiasmo ed amore, riescono aportar fuori con semplicità e trasporto. Hanno bisogno di compagnia, di ascolto e di condivisione dellalorogiovinezza vissuta spesso in povertà, amarezze e sacrifici. Il primo lavoroporta il titolo : "LE PERLE DELLA MEMORIA"edito nell’anno2001.Il secondo libricino intitolato sempre "LE PERLE DELLA MEMORIA" edito nell’anno 2007 è la continuazione del primo ma, questa volta, arricchito con le foto degli anziani chehanno partecipato e che, purtroppo, non ci sono piu’ e di tanti altri che ancora con grande entusiasmo partecipano ai nostri incontri con costanza e presenza attiva, attendendo il martedì come un giorno di festa. E come diciamo noi in dialetto : "cu’ chhiu’ sapi cu’ vali" . I nostri anziani sono i depositari e spesso i testimoni dei valori fondamentali dellavita edi esperienze, patrimonio preziosocheloro donano alle proprie famiglie con grande amore e generosita’. Quindi, ricordiamolo, il loro valore e’ inestimabile.
La tanto attesa notizia finalmente è arrivata: si va in gita, tutti quanti, ragazzi e volontarie e qualche genitore che, pur nella ristretta disponibilità di posti riesce comunque ad aggregarsi. Siamo tutti felici e i ragazzi naturalmente ancor di più. La gita, attesa da tempo, segue la brillante partecipazione dei nostri ragazzi e di alcuni volontari alla Recita “La Bella e la Bestia” che ha ottenuto un successomeritato e strepitoso, dopo tante fatiche. Finalmente abbiamo ottenuto dal Comune due pulmini per il trasporto dei gitanti epossiamo così dare inizio alla nostra avventura.
La partenzafissata per sabato, 25 giugno, ore 8,30, davanti alla sede della Caritas. avviene nella maniera più ordinata possibile. Vengono distribuiti i cappellini rossi per i ragazzi, il sole già comincia a farsi sentire. Ogni ragazzo viene affidato ad una volontaria che si prenderà cura dello stesso per il tutto il tempo della gita.
Una preghiera di ringraziamento e poi i cori, le canzoni, le battute, le risa, i commenti che si susseguono e che dimosttranoche, pur essendo importante la meta, il percorso per raggiungerla è quella fase del viaggio che esprime tutto l'entusiasmo, l'attesa di unascoperta, come avviene per la vigilia di una festa che promette belle esperienze.
La prima tappa è Roccella Jonica, una ridente cittadina, meta turistica per le vacanze estive, nonchésede di manifestazioni di prestigio a livello internazionale come il Roccella festival jazz ed altri importanti eventi culturali.
Visita panoramica della città e sosta alla Chiesa della Madonna della Grazie, costruita nel 1545, dai marinai del luogo, aricordo di un prodigioso salvataggio avvenuto duranteuna terribile tempesta.
La bella statua della Madonna che si venera nella chiesa viene portata in processione fino al mare durante i festeggiamenti, come usa da secoli per una tradizione religiosa.
Belle le foto che Carmelina Greco scatta a tutti i partecipanti e che ho il piacere di inserire in questo mio racconto.
Dopo una breve sosta nel centro del paese, dove i ragazzi hanno la possibilità di bere una bibita e rinfrescarsi, il viaggio riprende per la bella montagna della Limina, situata nel Comune di Mammola, dove si trova l'Eremo di San Nicodemo.
Eccoci giunti in un oasi di verde; notiamo grandi pianure dove pascolano animali in libertà, l'aria si è fatta improvvisamente più fresca, soffia un venticello leggero, quando ci troviamo davanti al cancello dell'Eremo. Il giardino antestante è ben curato, ciuffi di grandi margherite e rosaiabbelliscono questo luogo un tempo abbandonato, pieno di sterpaglie e di rovi. La piccola Chiesa dell'eremo è il luogo dove San Nicodemo si isolava in preghiera e dove accoglieva i pellegrini e le popolazioni che fuggivano dalle coste per la paura delle incursioni saracene. Grandi affreschi alle pareti del geniale Niki Spatari, documentano la vita del Santo e i suoi miracoli . Qui di seguito brevi cenni della sua Storia.
"S. Nicodemo, nativo di Sicrò, un antico paese della Valle delle Saline, forse l'attuale San Martino, nella piana di Gioia Tauro, fondò un monastero, che oggi porta il suo nome, vicino al passo della Limina, nello spartiacque fra il territorio delle Saline e quello della vallata del Torbido.
S. Nicodemo è il Patrono di Mammola e in suo onore ogni anno si celebrano 3 feste: il 12 marzo, in memoria della sua morte, il 12 maggio, in ricordo della nascita e la prima domenica di settembre per celebrare la traslazione delle reliquie dal monte Cellerano a Mammola, avvenuta nel 1501, in coincidenza con l’inizio dell’anno liturgico greco-bizantino.
Nicodemo visse nel X secolo, nel periodo del monachesimo greco-bizantino. Un suo discepolo, Nilo monaco, da non confondersi con San Nilo di Rossano, che ne scrisse la vita in lingua greca, ci dice che Nicodemo si avviò alla vita ascetica nel celebre monastero di San Fantino di Taureana, affidato alle cure spirituali di un anziano monaco, quando ci fu una incursione saracena che il giovane interpretò come invito a ricercare la pace nelle solitudini montane. Ma per diversi mesi il suo raccoglimento nelle aspre solitudini della montagna fu turbato da innumerevoli ossessioni diaboliche. Dopo avere combattuto contro di esse con le armi evangeliche, cioè la preghiera e il digiuno, S. Nicodemo fondò sul monte vicino alla Limina l’oratorio di S. Michele, che, come abbiamo detto, poi prese il suo nome. La sua vita di grande penitenza e le sue pratiche severamente austere, anche se circondate dal silenzio dell’eremo, non rimasero nascoste e la fama della sua santità attirò numerosi fedeli, i quali accorrevano per avere da lui consiglio e conforto. Alcuni rimasero a condividere la sua vita ascetica e così l’oratorio dell’eremo si trasformò in cenobio (forma di vita monastica comunitaria; chi la pratica è detto cenobita).
Molti furono i miracoli del Santo, ne accenniamo solo alcuni: S. Nicodemo, come in seguito alcuni secoli dopo S. Francesco d’Assisi, dimostrò grande amore per gli animali e rispetto per la natura; S. Francesco parlava agli uccelli e ammansì il lupo, S. Nicodemo parlava con la cerbiatta che andava a mangiare nell’orto del monastero e con la vipera che lo morse, ma la difese e non permise ai soccorritori di ammazzarla; nell’ immaginario popolare S. Nicodemo viene anche accostato a S. Antonio Abate, precursore del monachesimo orientale. Così le credenze legate al santo calabrese traggono spunti da motivi caratteristici del monachesimo orientale, nelle antiche canzoni popolari è definito <<lu nimicu di lu demoniu>> . Anche nel bios l’agiografo riferisce di episodi legati alla liberazione dal maligno: giovani liberati dai demoni, un giovane novizio che si chiamava Basilio e un prete del monastero di S. Elia Speleota di nome Leonas. Il nome Nicodemo, secondo alcune interpretazioni, significa vincitore dei demoni, nicodaimon, oppure nicodèimos, vincitore del popolo. Infatti, in alcuni miracoli, il santo in difesa del suo popolo tiene testa agli invasori saraceni: nove persone, che i Saraceni avevano rapito, non appena ebbero recitato una preghiera al Santo, le catene che le tenevano prigioniere caddero e furono libere; allora corsero dal loro salvatore e gli si gettarono ai piedi. Ma Nicodemo disse, come faceva sempre:
“Ringraziate non me, ma la bontà di Dio”. Una volta anche Nicodemo fu rapito dai Saraceni presso un posto di sosta, il Santo si alzò in piedi, stese le mani e si mise a pregare. I Saraceni si misero a sghignazzare, ma, poco dopo, cominciarono a litigare fra di loro con tanta ferocia da distruggersi a vicenda. In un’altra circostanza, Nicodemo difese l’onore di una popolana, insidiata dagli insistenti corteggiamenti di un signorotto che l’aveva rapita; il marito della poveretta chiese aiuto al santo, che scacciato in malo modo dal signorotto, annunciò un castigo che non tardò a venire. Il giorno dopo, il signorotto morì all’improvviso, mentre si accingeva a recarsi alle funzioni pasquali.
Nicodemo morì a 70 anni, venerando per l’ascesi e la santità. Dopo essere spirato, il suo volto si rivestì di luce, che continuò ad irradiare anche dopo che fu deposto nel sepolcro. Le sue sante reliquie si venerano nella chiesa Matrice di Mammola.
Oggi si ritiene che il luogo del monastero di San Nicodemo presso la Limina, sia quello dove sono state rinvenute le absidi antiche di una chiesa bizantina fatta risalire all’epoca del santo, così come una vicina grotticella dedicata a San Fantino di Taureana, oggi è comunemente venerata come la grotta del santo.
In questo luogo sacro vive da quasi 10 anni (dal 17 settembre 1995) un monaco certosino P. Ernesto, che ha professato solennemente la sua scelta eremitica, alla presenza del vescovo di Locri-Gerace Mons. Giancarlo Brigantini, l’11 luglio 2000. (D. Minuto-Profili di santi nella Calabria bizantina).
P. Ernesto, il 7 agosto 2004, è venuto in pellegrinaggio al Tempio di San Fantino a Taureana, per pregare nel luogo dove San Nicodemo iniziò la sua esperienza monastica e per rendere onore a San Fantino, il primo tra tutti i santi di Calabria. I luoghi sacri di Taureana e Mammola sono uniti nel nome di S. Fantino e S. Nicodemo anche per la presenza, in passato, di un monastero in onore di San Fantino a Pretoriate (località di Mammola) che richiama nel titolo il luogo sacro della formazione monastica di Nicodemo. Ancora in un recente passato, in occasione della festa di San Nicodemo, si era soliti ricostruire nella piazza principale di Mammola il cosiddetto “boschetto” con piante di leccio e abete per ricordare il monte Cellerano dove si trova il monastero di San Nicodemo. La rievocazione prevedeva tra l’altro un’animazione con figure di monaci seguaci del santo e altri santi, come Fantino il Cavallaro di Taureana, che richiamavano ad episodi salienti della vita di Nicodemo (G. M.S. Ierace- Calabria sconosciuta aprile – giugno 1997) Domenico Bagalà.
Ho ritenuto interessante riportare queste note anche per ringraziare Padre Ernesto che ci ha gentilmente accolto nella Chiesa di San Nicodemo, sottoponendosi di buon gradoalle numerose domande che i ragazzi gli hanno rivolto. Sorridente e bonario ci ha intratttenuti raccontandoci la vita del Santo di cui lui stesso ha scritto un' interessante agiografia che ci è stata data in dono.
Intanto era giunta l'ora del pranzo, chi a piedi e chi inpullman abbiamo raggiunto l'Agriturismo, poco distante. La struttura di recente costruzione è un vero gioiello incastonato in un oasi di pace e silenzio, circondato da una natura verdeggiante che si stende a perdita d'occhio e offre un panorama di rara bellezza. Il pranzo, occorre dirlo, è stato all'altezza della situazione, il servizio eccellente, la cortesia e l'accoglienza degna dei migliori Ristoranti. Dopo pranzo, ci siamo intrattenuti nel grande giardino dell'Agriturismo, dove gli scatti fotografici hanno immortalato tutta la nostra gioia di trovarci assieme all'aria aperta a godere della bellezza della natura e soprattutto della felicità che l'amicizia e la condivisione, in questi momenti rendonocosì tangibili da rimanere impressi nella memoria dei giorni felici.
Con la gita si è concluso l'anno sociale che il nostro gruppo Caritas dedica all'accoglienza come segno di fratellanza in un percorso che sempre più ci avvicina al disegno più grande che lo ispirae che cerchiamo, almeno nelle intenzioni, di rendere proficuo come crescita personale nella collettività.
Thea Mazzanti – Carmelina Greco Taurianova, 25 luglio 2011
Il Santuario, ricco di storia e tradizioni, si trova sull’altopiano della Limina territorio di Mammola, in provincia di Reggio Calabria e ricade nel Parco Nazionale dell’Aspromonte, ed è il luogo dove San Nicodemo, Abate Basiliano, ha vissuto insieme con altri Monaci (San Fantino di Tauriana, San Nilo di Rossano ed altri) ed è considerato uno dei Santi calabresi più importanti. I Monaci dediti alla preghiera, al lavoro e trascrivendo codici ed opere classiche, davano così il loro contributo alla cultura e all’arte, proprio nel Monastero del Kellerana che fu trascritto il noto “Codex euripidis multa” che porta il nome del Santo.
Nicodemo nasce a Cirò (KR) il 900 e dopo gli studi al Mercurion si trasferì da giovane sul Monte Kellellana (oggi San Nicodemo) territorio di Mammola, dove ha vissuto fino alla morte avvenuta il 990. L’antico Monastero del Kellerana del Sec. X era abitato da Monaci, appartenenti all’ordine monastico Bizantino, dopo Basiliano, era meta di devozione e di pellegrinaggio di fedeli richiamati dai miracoli che Nicodemo faceva, divenne punto di riferimento religioso e spirituale di tutta la Calabria fino al 1501, anno in cui le reliquie del Santo furono traslocate alla Grancia Basiliana di San Biagio a Mammola.
Padre Ernesto eremita e la caritas San Giuseppe Moscati
in visita al santuario di San Nicodemo (Limina)
Nel 1873 in seguito al terremoto le reliquie furono trasferite alla Chiesa Matrice, dove sono conservate nella Cappella di San Nicodemo. Nel 1638 veniva proclamato Patrono di Mammola. L’archivio del Santuario è stato disperso (terremoti, saccheggiamenti, incendi e altro), altri documenti e libri vengono conservati nelle Diocesi della Calabria di Mileto e Gerace, presso gli archivi di Stato di Napoli, gli archivi del collegio Greco di Roma, la biblioteca del convento di San Nilo di Grottaferrata, la biblioteca Apostolica Vaticana e tanti altri archivi e biblioteche nazionali e di privati, tutto oggetto di studio e ricerca di numerosi studiosi stranieri e italiani.
Il Santuario per la sua importanza è stato incluso negli itinerari della Calabria del “Giubileo 2000”.
La Festa al Santuario si celebra la Domenica successiva al 12 Maggio in ricordo della nascita e rappresenta un momento d’incontro di fedeli che provengono da ogni parte della Calabria. Le altre due Feste del Santo, si celebrano a Mammola il 12 Marzo in ricordo della morte ed è Festa Patronale, venerdì sabato e la prima Domenica di Settembre con grandi festeggiamenti, in ricordo della traslazione delle reliquie dall’antico Monastero del Kellerana a Mammola.
Il Santuario abitato dal Monaco Don Ernesto Monteleone, è meta tutto l’anno di numerosi pellegrinaggi di fedeli, turisti e studiosi. Considerata, anche, la posizione geografica che permette di raggiungerlo in tempi brevi attraverso la Strada di Grande Comunicazione Jonio-Tirreno svincolo Limina.
Il Santuario si trova a 12 Km della cittadina medievale di Mammola ricostruita sui ruderi dell’antica Malea colonia Locrese, importante centro d’arte, turistico e gastronomico della Calabria, ricco di storia e tradizioni.
Attività religiose: Tutti i giorni Santa Messa e Confessioni.
Tutti i Venerdì di Luglio e Agosto: Pellegrinaggio di devoti e fedeli a piedi, (raduno Largo Magenta Mammola, ore 6,00) percorrendo il Sentiero dei Greci “la Seja” per raggiungere il Santuario di San Nicodemo.
Luoghi d’interesse Nazionale, Religioso - Storico – Naturalistico da visitare al Santuario:
• Resti dell’antico Monastero del Kellerana del Sec. X a pianta greca, con le tre absidi contrapposte ad Oriente d’architettura Bizantina-Basiliana;
• La Chiesa con all’interno gli affreschi dell’artista Nik Spatari, che raffigurano i miracoli del Santo;
• La Statua di San Nicodemo con il cinghiale;
• La Cappelletta dove morì San Nicodemo (25-3-990), all’interno due antiche Croce, una in legno e l’altra in ferro battuto;
• La Grotta di San Fantino di Tauriana;
• Il Monte Kellerana con le Tre Croci che guardano lo Jonio, il Tirreno ed il Santuario, con una vasta veduta panoramica;
• I resti dell’Oratorio Bizantino dedicato a San Michele Arcangelo, con i basamenti dei muri perimetrali ed il pavimento di pietre;
• L’antica Cappelletta votiva di San Nicodemo col dipinto del Santo;
• L’antico Sentiero dei Greci “la Seja” che collegava anticamente la zona Jonica con quella Tirrenica;
Tutto il territorio ricade nel Parco Nazionale dell’Aspromonte.
Il gruppo che si occupa dell'accoglienza degli stranieri e della distribuzione di indumenti e viveri opera sul territorio della parrocchia sin dal 1997. Sin dalla sua costituzione infatti, la caritas si è impegnata ad accogliere gli stranieri ed i bisognosi, al fine di offrire loro ascolto, accoglienza e all'occorrenza, indumenti e viveri di prima necessità.
L'apertura al pubblico il lunedì pomeriggio è preceduta da una continua raccolta e sistemazione di indumenti che si effettua durante tutta la settimana. Oltre che indumenti e viveri si accettano lenzuola, coperte, mobili, piatti, pentole e quant'altro può servire ed essere utile. Negli anni tanti e tanti gli interventi a favore di bisognosi stranieri e locali.
Affrontare l'argomento dell'anzianità nella società del nostro tempo, che privilegia la produzione, il consumo, l'efficienza, il successo, induce a fare una riflessione sulle condizioni di vita in cui viene a trovarsi la persona che, alle soglie della vecchiaia, è costretta a fare un bilancio della propria esistenza, spesso segnata da una perdita importante, dal distacco dai figli che si sono fatti la propria famiglia, dal sentirsi in qualche modo emarginata, priva di quel supporto psicologico per affrontare una solitudine che diviene spesso motivo di insicurezza e di isolamento. Il problema coinvolge, anche nel nostro territorio molte persone, che dopo aver dedicato i loro anni migliori alla famiglia, si sentono spesso inutili, senza quelle motivazioni gratificanti che diano senso alla vita. Eppure un anziano è ancora capace di dare, di far valere la propria esperienza, di esser parte attiva occupandosi dei nipoti, con abnegazione e dinamismo insospettabili. Ed è proprio a queste persone che faccio riferimento, allorquando mi è capitato di prender parte ad un incontro della Caritas “San Giuseppe Moscati” dove, settimanalmente, si riuniscono una buona quindicina di persone anziane che non esiterei a definire “diversamente giovani”, tanto è l'entusiasmo che anima i loro incontri, la voglia di raccontarsi e di trovare insieme fiducia e comprensione per procedere serenamente il loro cammino. Coordina questo gruppo Enza Arcuri, con l’aiuto di altre volontarie che uniscono alla loro disponibilità, quella carica di umana simpatia che rende piacevole, istruttivo e divertente lo stare insieme per qualche ora. La preghiera ha ovviamente il primo posto, la recita del Santo Rosario, la lettura di qualche brano evangelico e perchè no, anche qualche racconto o poesia in vernacolo, cosa che suscita ilarità, interesse e dà spazio all'affiorare di ricordi personali di ognuna delle partecipanti. L'atmosfera che si respira in questi incontri è di grande serenità, pregano alternandosi, sgranando con le loro mani sciupate dalle tante fatiche il rosario, i visi segnati da qualche pensiero che la preghiera rende meno triste. Poi il gruppo si anima: c'è sempre qualcosa da festeggiare, un compleanno, una festività importante, un evento particolarmente gioioso ed allora, presto fatto, vien stesa una bella tovaglia e appaiono per incanto dolci, torte ciambelle, lo spumante per le grandi occasioni. E' un modo per stare assieme per sconfiggere la paura del tempo che scorre inesorabilmente, per acquistare fiducia nell'amicizia, nello scambio di pensieri, di informazioni sulla salute, sull'opportunità di affrontare o meno un intervento, una riabilitazione in palestra, insomma tutto si riduce nel provare ancora il piacere della compagnia. Una di queste amiche è venuta un giorno, accompagnata dalla sua badante, una bella ragazza marocchina, Amina il suo nome. Anche lei, in rispettoso silenzio ha assistito alla recita del Rosario, poi, essendo prossimo l'avvicinarsi del periodo pasquale, le è stato chiesto di parlare delle usanze del suo paese. Di buon grado ha preso parte alla discussione dimostrando che è possibile e auspicabile la convivenza con persone di diversi usi, costumi e religiosità. Per ultimo, l'organizzazione degli incontri prevede una serata in pizzeria, una gita in un luogo santo, come ad esempio Il Santuario della Madonna, voluto da Natuzza Evolo, la mistica di Paravati., dove le amiche si sono recate in pellegrinaggio a conclusione dell'Anno Sociale. Il mio augurio è che questa bella iniziativa della Caritas a favore degli anziani, possa progredire al meglio ed essere fonte di accoglienza premurosa e solidale nella pratica di quell'amore che gratuitamente abbiamo avuto e che gratuitamente, in nome di Colui che guida i nostri passi, cerchiamo di donare.
“Teatro Insieme”, ovvero un progetto, che partendo dalla finalità esclusiva di integrare diversabili e normodati, travalica i suoi confini e diventa, nelle intenzioni, Teatro sociale a tutti gli effetti, uscendo anche dai luoghi istituzionali.
E' la considerazione che scaturisce e trova conferma nel constatare come l’impegno, portato avanti dalla Caritas San Giuseppe Moscati – Parrocchia San Giuseppe – Taurianova- , nell'ambito della Rappresentazione Teatrale , possa essere una riflessione ed uno stimolo per il contesto sociale in cui opera, interagendo con i cittadini taurianovesi che dimostrano di comprenderne appieno l'importanza socializzante che anima un lavoro d'equipe che si avvale, per la prima volta, dell'apporto di elementi nuovi, come i ragazzi dell'Azione Cattolica e delle volontarie che a vario titolo hanno collaborato al progetto.
Un primo obiettivo è stato raggiunto, allorché al gradimento benevolo tributato al Musical “La Bella e La Bestia”, è venuto ad aggiungersi il commento di alcuni autorevoli spettatori sulla sinergia che si è venuta a creare in tutto il cast degli attori, perfettamente amalgamati tra di loro, tanto da rendere difficile individuare quelle peculiarità che avrebbero dovuto segnare una diversità, che si è resa praticamente nulla. Tutti assieme, tutti felici di uscire per un momento ludico dalla routine che segna le giornate di molti di loro, che pure desiderano essere protagonisti ed interpreti di una accessibilità, a dispetto di un certo svantaggio di partenza che viene accettato, compreso e spesso superato.
Ed è allora che il Teatro diventa insostituibile mezzo di espressione, di arricchimento culturale, di confronto e relazione con l'altro, veicolo di quel messaggio d'amore che solo la comprensione riesce a concretizzare.
Certo non è stato facile raggiungere quel livello ritenuto accettabile, che consentisse di affrontare il giudizio del pubblico con una certa serenità: disguidi, prove mancate, ritardi, difficoltà d'ogni genere, dal momento che tutto è scaturito dalla buona volontà delle Volontarie che si sono prodigate per le scenografie, le musiche, la messa in scena con costumi elaborati e particolarmente adattabili ad ogni personaggio del Musical.
Occorre poi tener conto della specialità dei ragazzi, ma forse questo è l'ultimo dei problemi. Sempre e comunque hanno dimostrato quel desiderio di volersi mettere in gioco, assecondando tutte le richieste inerenti il progetto, nel rispetto della puntualità e della partecipazione attiva.
Cosa che avviene abitualmente anche in ambiti teatrali di un certo livello. Qui di seguito viene proposta una intervista al famoso regista teatrale Mimmo Trantino.
Alla domanda quale fosse il suo rapporto con le varie patologie dei ragazzi con i quali lavora,risponde: “...pur dipendendo dal contesto...anche quando le patologie sono manifeste, come nel caso di ragazzi diversamente abili, nei quali si hanno disabilità fisiche e cognitive, il mio modo di lavorare e di comportarmi non cambia. Sono lì per fare teatro e per divertirmi. Se devo chiedere una performance la chiedo, se devo arrabbiarmi mi arrabbio ecc.
Accade che, così lavorando, i ragazzi stanno sul palco per 45 minuti, si imparano un copione a memoria e stanno in scena così normali che alla fine uno si dimentica le loro disabilità ed esce dal teatro sconcertato.
Eppure anche in questi casi non sono lì per fare terapia o per curare una patologia, sono lì per fare teatro. Certo, quando sono in contesti particolarmente protetti, mi preoccupo più di loro che del pubblico che verrà a vedere lo spettacolo. Sto attento a che le mie richieste siano realizzabili e adeguate alle loro potenzialità, ma conto sulle loro potenzialità e risorse. Ad esempio, durante uno spettacolo un ragazzo diversamente abile ha messo in scena il Teorema di Godel....una richiesta altissima...e ce l’ha fatta brillantemente. Questo ragazzo appena l’ho conosciuto ci impiegava un buon minuto per riuscire a presentarsi.” Per concludere possiamo dichiararci soddisfatti di come il progetto “Teatro Insieme” trova la sua attuazione, si arricchisce di nuove esperienze, prosegue il suo cammino con l'aiuto di chi dall'alto comprende e accetta la buona volontà che anima un gruppo solidale e affiatato, nonostante i piccoli ed inevitabili contrasti che ogni percorso formativo comporta.
“La Bella e la Bestia”, un avvenimento che, svoltosi nella Chiesa del SS. Rosario di Taurianova, ha messo in luce la possibilità che questa bella Chiesa possa tornare al suo antico splendore ed essere il Centro di altre manifestazioni culturali di grande interesse per la collettività.
Thea Mazzanti
Anche quest'anno si riparte con il teatro che vedrà coinvolti i volontari, i giovani che frequentano il mercoledi la nostra sede ed alcuni tra i giovanissimi dell'A.C. della nostra parrocchia. L'esperienza delle prove è divertente, coinvolgente e intensa anche se, non nascondiamolo... faticosa!!! Nel nostro sud non si decide di preparare una rappresentazione scenica e via, il resto è bello e pronto, basta trovarsi in gruppo e avviarsi. Dietro tale proposito che, nel nostro caso, ha come fine ultimo l'inclusione e le concrete relazioni che intercorrono tra le varie componenti in gioco, rimane un immane lavoro che consiste nell'acquistare i materiali, preparare le scene, chiedere locali idonei per le prove, trovare un luogo dove portare in scena il lavoro, trovare sponsor sensibili e disponibili (cosa non sempre facile), preparare gli inviti e le locandine, acquistare i tessuti e cucire i vestiti, contattare il server audio, ecc., ecc. e, mettere insieme tante teste diverse!!! Il tutto senza Patrocini o aiuti di qualsiasi natura provenienti dagli enti pubblici. Comunque sia riprendiamo nuovamente il viaggio di "Teatro Insieme", entusiasti e felici di trovarci ancora Insieme!!!
“Teatro Insieme”, quest’anno alla sua settima edizione, vede impegnati giovani diversamente abili del nostro territorio ( alcuni provenienti anche da paesi limitrofi), studenti e volontari. Il progetto risulta più che un incontro di persone, un incontro di anime che vicendevolmente si arricchiscono, sperimentando direttamente i benefici di questa attività e l’importanza del teatro, al fine di favorire l’integrazione e, quale mezzo efficace, per potersi esprimere liberamente come persona, in grado di potenziare le proprie abilità e superare i limiti insieme agli altri, anche su un palco; l’esperienza è risultata riuscitissima negli anni sin dalle prove , considerando l’armonia, l’integrazione tra i gruppi , la socialità e le relazioni intercorse durante gli incontri. Le prove, splendide per la relazione di gruppo unificato, nell’intento della buona riuscita e nell’impegno, hanno confermato che è possibile l’integrazione, che è possibile emarginare il disagio, che è possibile credere in tutto ciò e lottare, per l’eliminazione dei limiti e delle barriere che spesso ci portiamo dietro nella nostra mente. “
Teatro Insieme è divenuto cosi, un importante momento di protagonismo e di autentica manifestazione del proprio mondo interiore che arriva al pubblico e lo coinvolge in una partecipazione piena e sinergica, preludio e metafora di una società che sente il bisogno di aprirsi ai valori dell’accoglienza, dell’integrazione, della solidarietà. A nostro parere la scuola deve essere portavoce di eventi simili, al fine di promuovere ed attuare costantemente un’azione educativa volta alla crescita umana delle persone e della società, deve divenire un adeguato ambiente modificante per i propri allievi.
“Insieme” abbiamo provato le nostre piccole parti, “insieme” abbiamo riso e ballato, “insieme” abbiamo sperimentato emozioni indescrivibili che ci lasciano un sapore di umanità, felice e grata per il dono della vita anche se, a volte, condizionata dai limiti. Il tutto ci ha arricchiti enormemente facendoci comprendere quanto sia importante mettere sempre in risalto “abilità , sensibilità, potenzialità”
Questo progetto, dedicato a chi si pone l’obiettivo di stimolare lo sviluppo della creatività e dell’immaginazione, attraverso tutte quelle forme espressive possibili con la drammatizzazione, si avvale del sostegno di un folto gruppo di volontari che da anni collaborano alla buona riuscita dello stesso. Tale esperienza muove dal desiderio di migliorare lasocializzazione, la comunicazione e l’integrazione di persone con difficoltà, favorendo un’esperienza di gruppo dove sia presente un clima di fiducia reciproca, di sostegno e di stimolo. A nostro parere è fondamentale stimolare la capacità di esprimersi e di comunicare a livello gestuale e verbale , facendo si che il processo divenga una piacevole esperienza che non crea sofferenza o fatica ma comunicatività, relazione, attraverso il linguaggio verbale e attraverso la gestualità del proprio corpo.Grazie all’attività teatrale i ragazzi possono realizzare il sogno di entrare in altri mondi, attivando la capacità di assumere ruoli a loro adeguati.Attraverso la drammatizzazione si promuove l’apprendimento, si potenziano le abilità, l’ordine mentale, la capacità di rapportarsi con gli altri, valorizzando l’unicità e la particolarità della persona,favorendone la spontaneità e l’integrazione. Infine, rappresentare il lavoro in scena comporta esternare al pubblico se stessi, superando timidezze e reticenze, facendo si che si potenzino le funzioni espressive, emotive e relazionali. Detta esperienza è risultata positiva anche per gli studenti normodotati. Incontrare la diversità ha significato allargare l’orizzonte in una prospettiva sociale che comprende altre culture, altri sguardi, altri linguaggi. Ognuno porta in sé una storia unica che in alcuni casi è segnata da esperienze forti . Anche per loro momento fondamentale è stato lo “spettacolo” di fronte ad un pubblico. Lo scambio di uguali emozioni, entusiasmi, difficoltà accomuna e il palcoscenico diviene luogo vitale di relazioni, di collaborazione, di contatto.
I risultati ottenuti grazie a tale attività che si ripete da più anni è senza dubbio la socializzazione , l’interazione, la collaborazione già sin dalle prove avvenute per mesi, in un clima, come già detto, di reciproca intesa tra i gruppi:, il tutto coronato dal divertimento di vivere insieme un’esperienza forte e coinvolgente.
Precedenti esperienze:
"Gente in Viaggio"- Rappresentazione teatrale a cura di Teresa Mazzanti - 2009 "Diversamente musica" - in collaborazione con "Magica Musica" - 2009 - http://www.magicamusica.it/
"Piazza Italia"- Rappresentazione teatrale a cura di Teresa Mazzanti - 2008 "Tra scienza e fede" Rappresentazione teatrale a cura di Teresa Mazzanti - 2007
"Il pozzo della samaritana" - 2002
"Aspettando il Natale" - 2000
Si ricorda ai lettori che Teatro Insieme con "Gente in viaggio" ha partecipato nella sessione "Buone prassi per l'integrazione" al 7° Convegno Internazionale per l'integrazione scolastica a Rimini il 13, 14 e 15 Novembre 2009 ed il progetto è stato valutato positivamente dalla Direzione scientifica tra più di cento progetti presentati.
(Dagli Atti del Convegno Erickson - Sessione Buone prassi per l'integrazione - Rimini 2009 Giglio-Mazzanti)
La caritas parrocchiale “San Giuseppe Moscati” si è costituita ufficialmente il 16 novembre 1997.
In una fase iniziale l’organismo neo-costituito si è attivato per un’attenta lettura del territorio parrocchiale, con la relativa stesura di una mappa territoriale sui bisogni emergenti.
Le problematiche più evidenti inizialmente risultano essere la solitudine degli anziani e la presenza in parrocchia di giovani diversamente abili che non hanno alcun riferimento di apertura sociale all’infuori della propria famiglia.
Da qui l’idea di invitarli presso la nostra sede e offrire loro incontri settimanali arricchiti da attività ricreative, preghiera, canti.
Trascorrere insieme, in armonia, alcune ore pomeridiane, settimanalmente, e lasciare da parte la malinconia della solitudine, è stato l’obiettivo primario che i volontari del gruppo anziani si sono prefissati; ancora oggi ci si incontra, si sta insieme, si condividono problematiche, si alimentano relazioni umane genuine e sincere, si fanno uscite con gite in pullman; il tutto semplicemente per valorizzare la figura dell’anziano, patrimonio di saggezza, conoscenza ed esperienza umana.
La nuova sede II Traversa via Cappuccini -Taurianova 07.07.2010